La città dei bambini

Guardare la città attraverso gli occhi dei bambini significa ripensare un contesto urbano che sia più adeguato a loro e a tutti i cittadini. Ascoltare i bambini significa infatti dare voce alle esigenze di chi è stato “sottovalutato” nell’ideazione della città, significa aprire un punto di vista innovativo per rifondare su logiche ed equilibri diversi una città nuova.

Chiedere agli amministratori locali, in particolare ai sindaci, di utilizzare il bambino piuttosto che l’adulto come parametro di governo della città, significa invertire la rotta e tentare di arrestare il processo degenerativo che investe il contesto urbano. Significa adottare un punto diverso e lungimirante sulle priorità delle scelte politiche amministrativa.

Passare dalla gestione che privilegia le automobili a quella che favorisce i pedoni consente la riqualificazione della città sotto ogni punto di vista: il rafforzamento del tessuto sociale, l’appartenenza, la sicurezza e la sostenibilità dell’ambiente urbano. Per essere efficace, tale processo deve fondarsi non solo sul consenso dei cittadini, ma sul loro attivo coinvolgimento.

Non si tratta solo di una riappropriazione di chi la città la vive e la riattraversa quotidianamente, ma di una vera e propria riumanizzazione di quello spazio. Sono i bambini e le bambine i veri agenti del cambiamento i portabandiera di nuove idee.

I bambini sono chiamati a dare il loro contributo come auspicato dalla Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia che stabilisce il loro diritto ad esprimere opinioni in merito alle decisioni che li riguardano (art.12) e il loro diritto a essere ascoltati.

Alba Elena Avelli

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